UN WEEKEND SPECIALE A BARI

Questo è un mio piccolo regalo a voi, 
a noi, a questa città-tesoro, patrimonio di ogni cuore ed ogni anima 
che ha saputo guardare oltre la copertina 
in bianco-rosso e nero.


Un weekend a Bari, un’immersione a capofitto in un bellissimo libro di voci, colori, odori e musiche strane, inaspettate, variopinte ed indimenticabili.

Sono di parte: il richiamo della Puglia arriva da dentro, dalle viscere. Più ci si allontana da questa terra, più la corda si tende, e tira, tira forte verso quel terreno rosso che pare inglobare tutto te stesso una volta inghiottitoti. 
Bari non è la Puglia, ovviamente, ma un piccolo scorcio di vita italianadelsud: quanto ci piace sentirci DIBBBARI, tifare LA Bari, uscire A Bari. Anche la grammatica italiana ha un altro uso, senso e significato da noi, il lessico cambia, la sintassi si deforma e va a finire che si comunica per proverbi, detti ed espressioni tutte astruse. 
Sarebbe bello ammettere che questa città abbia solo una sfaccettatura, un’anima e una caratteristica comune, ma sappiamo benissimo che guerra tra tacchini ci sia tra la Bari bene e la Bari underground. Il bello è che, però, a volte (e solo poche volte) questo gap si dissolve facilmente. Uno di questi giorni speciali è il 24 Dicembre e quindi, questo post non descriverà un tipico tour dal Castello Svevo al Teatro Margherita passando per l’arco delle meraviglie e la Basilica di San Nicola. 

Naaaah, mò vi dico io che succede a Bari. 

Natale è quasi sicuramente l’unico momento dell’anno in cui tutti i cervelli in fuga rientrano all’ovile e per questo, chi rientra è felice di ritrovarsi c’ l’ c’mbagn e chi è in città ha di certo uno o più c’mbagn che rientrano per le feste.
Di solito, le bestemmie di chi abita fuori città, che sia Milano, Barbados, Shanghai, Londra o Parigi, cominciano a comparire sulla bacheca di Facebook già dall’Immacolata, fino a che il 23 si è finalmente tutti a casa. Le prime telefonate agli amici, i primi sospiri di sollievo, tutti i saluti ai parenti e l’organizzazione familiare pre-cenone fortunatamente si concentrano in quelle ore di pre-vigilia.

(Sì, perché da voi non esiste la pre-vigilia? Beh, noi ce le inventiamo tutte per festeggiare.)

La sera del 23 di solito si esce sempre in sordina, ripetendo(si) “stasera non faccio serata, domani è 24.” E questo non significa che il 24 è il giorno del cenone, dello zio vestito da Babbo Natale e dei regali. No, ragazzi, questo significa che il 24 è il giorno che fa invidia solo alla maratona di New York. O alla sfilata conclusiva del Carnevale di Rio.

Il 23 insomma, finisce con gli amici di una vita, probabilmente in Corso Vittorio Emanuele, o al Caffè Nero, o al Piccolo Bar o al Pharos, incontrando e salutando gente con un “uèèè!” che racchiude un “ehi, è da Natale scorso che non ci si vede, ma ti trovo bene perché non appena si scende a Bari si acquista una nuova luce negli occhi” o “ehi, ciao, tu vivi sempre qua ma io sto fuori città ma è come se fossi qui tutto il tempo con il cuore” o “ehi, ci siamo visti ieri e una settimana fa e un mese fa ma oggi siamo tutti fratelli più belli e più felici”.

Tra lo struscio generale ci sono anche i miei preferiti: quelli che si agghindano perché è festa e perché quella maglia lunga stracciata l’hanno comprata da Milano a soli 670 euro. 
Ma c’ cazz’ ha dà capì tu, che stè a Bbbar e al massimo vai all’outlet di Molfetta. 
Loro sono un po’ di contorno, ma hanno il loro perché, ovvero rappresentano la facciata da mostrare a chi non vuoi che torni più a Bari. Servono, ouh. Nel loro piccolo, con i cognomi importanti, la cocaina in tasca (che fosse MD almeno erano al passo con i tempi), il portafogli pieno di povertà di spirito e le mani senza rughe, contribuiscono ad incorniciare la Guernica di Picasso. 

Onest’, chi cazzo ha mai fatto caso alla cornice della Guernica (ammesso che ce l’abbia)?

E nella bolgia totale ci si imbatte ne“i ragazzini”. Adoro i giudizi sui più piccoli, frutti della globalizzazione, dell’eccessiva libertà familiare/sociale, degli errori nostri e dei nostri criticanti, che a loro volta ne dicevano di tutti i colori su di noi. Mi piace ascoltare l’invidia che abbiamo un po’ tutti nei confronti dei ventenni, mischiata ad un po’ d’amore (perché alla fine sono fratelli e sorelle nostri o dei nostri amici) e ad un po’ di risentimento generazionale. E adoro criticare i modi di fare dei ventenni di oggi, quasi a voler fare la saggia su come era il Chiringuito la prima volta che ci sono andata nel 2001, una baracca all’aperto senza copertura del mercato, su quando non si poteva entrare a Barivecchia e parte della vita pomeridiana era al Number One di Poggiofranco e quella notturna allo Snoopy di Bitritto o al Jimmy’z (sì, sono dell’’84).

So belle cose, ma rizzi vacanti. (“Tanto per parlare” giusto per tradurla.)

Insomma, ci si sveglia in un moderato hangover il 24 mattina e si esce immediatamente, diciamo per mezzogiorno (no, rettifico: se si devono fare i regali alle 11.30) e ci si dirige direttamente nel magnifico quadrilatero del terrore o a Barivecchia. Attraversando via Sparano, tra i banchetti dell’Unicef, i quadri di Cisky, le caldarroste e i bellissimi gruppi che si danno come punto di riferimento il Mekdonalds o Palazz’ Mincuzz’/Benettòn. Proseguendo verso il mare. 




Il mare.
Il 24 di Dicembre, il mare a Bari ha un altro colore.
Ho sbagliato, ne ha milioni. 
E l’aria. L’aria del Natale a Bari è agrodolce. 

I palazzi sembrano più bassi, più morbidi, le strade piene di gente ti caricano a scosse elettriche (anche perché è molto snervante, soprattutto camminarti dietro se, cazzo, ti fermi non ad una ma a tutte le vetrine di Cecilia de Fano di botto solo perché hai visto una maledetta gonnellina giallo fluo, una borsetta di gomma e un accessorio inutile per il tuo inutile chihuahua), sai che qualcosa di inevitabile sta per accadere: la senti la felicità, non prendiamoci per il culo.

Il 24 va cosi, da un panino al salame e una birra al Chiringuito o qualche pezzo di focaccia dal Focacciaro o da Fiore, passando per le mille musiche diverse in ogni e dico ogni locale del centro, dall’elettronica alla minimal alla house alla pe-pe-pe-pe-pe-peee, ogni venti metri ci si ferma e si balla, e si beve qualcosa con amici e non. E sono solo le ore sedici e quindici. E già non si è sicuri su che ore siano perché non si riesce a mettere a fuoco l’orologio da un’oretta. O forse due. Vabè, chi se ne frega, quando cala il sole è ora di andare in Taverna. La giornata per i nostri parenti si snoda qui, ci si comincia a vestire bene, a preparare la tavola e ad sistemare gli antipasti, a mettere giù tutto il corredo di Natale, a finire di impacchettare i regali da mettere sotto l’albero e ad aspettare che ritorniamo per poi cenare tutti insieme, puntuali alle 8.30-9, eh, che è Natale e si mangia prima.
Ma per molti di noi il Natale potrebbe quasi concludersi qui, e per molti è davvero così (vedi mio fratello versione Natale2015 2.0: ha dormito dalle 19 alle 23.55, ha aperto i regali ed è tornato a dormire ancora ubriaco.) 
(Grande!)

A noi basta vivercela di giorno la vigilia, dopo mezzanotte si ha sempre il dubbio sul restare a casa propria o andare a fare “una pokerata”, una tombolata, un mercante in fiera fino alle 7 di mattina. Non ci sono vie di mezzo, non ci sono serate, ma se si ha culo si possono incontrare gli irriducibili alle 3 di notte vagabondando senza meta tra le luci giallastre della città vecchia o bevendo un digestivo fuori qualche pub. 

Insomma, il 25 a pranzo si è degli zombie avidi di cibo. Quello che, personalmente, amo del 25 è che il telefono inizia a squillare timidamente di messaggi verso le 16.30. Lì capisco che si stanno forse sbucciando i primi mandarini e si invia un augurio tra un limoncello e un dolcetto alle noci. Alle 19.30 arrivano le prime telefonate post-tombolata o giocata a carte con lo zio vecchio e forse alle 21 ci si è ripresi e organizzati. Usciamo presto, per le 23 siamo già in centro, eccoli i vicoli pieni di gente satolla, ubriaca di ogni cenone di Natale come fosse l’ultimo, pronta allo sprint notturno infinito.

La questione è che la musica che comincerà a rimbombare nelle vostre orecchie stasera, non finirà fino all’Epifania. 

La scena musicale barese è così varia, che ogni sera si potrebbe andare in un posto diverso e ascoltare musica nuova. In rapporto al numero di abitanti, all’estrazione sociale, all’area geografica, alle condizioni socio-familiari, al livello di istruzione ed educazione, alle variabili soggettive e meterologiche, alla disponibilità economica e alle preferenze personali, deduco che ai baresi, la musica piace più di ogni altra cosa. 

La musica, in ogni sua più piccola sfaccettatura, fatta di soli suoni, come quello del djambé di Chico o di Samba, fatta di voci, come quelle ruvide del rock dei piccoli grandi gruppi, come il rap nato e rimbombato sotto i portici della Regione e copiato da tanti finti hippoppettari inutilmente, quella suonata dai vinili messi da Tuppi B o cantata dalle voci corali alla Vallisa, la nuova musica che attira le masse in TV, ad esempio di #giosadanudo #giosadacrudo e la neverending napoletana che risuona tra le viuzze di Barivecchia la domenica mattina a tempo con le campane delle chiese, i bassi delle dancehall organizzate non solo di notte ma spesso di mattina, di pomeriggio, al tramonto, fino all'alba, sulle spiagge, nelle ville private come quella di Nico dei Suoni Mudù, nelle chiese sconsacrate, nella piazzola di un benzinaio. La musica elettronica, la deep house e la techno, che risuona nelle campagne, nei locali, nelle cuffie degli skaters del parchetto, nelle macchine dai neon blu e gli spoiler a righe. La musica dei cori dello stadio. La musica delle voci dei bambini che giocano a calcetto per strada. La musica della radiolina del signore abbronzatissimo già a Marzo a Pane e Pomodoro. La musica degli iPod e delle casse Beats di quelli che "oh e metti un pezzo" mentre si fumano due canne "abbash' a cas'". Insomma, la musica, di qualunque genere e gusto è dappertutto. È ovunque.

Piccolo pensiero estemporaneo

Dicono che al Sud non ci sia lavoro e dicono che i meridionali non vogliano lavorare. Poi dicono beh, ma la Puglia è diversa, si investe molto sul lavoro e sulla propria terra. Si ricredono ancora e, bam, il lavoro c’è, sono i pugliesi che non vogliono lavorare. E nello specifico a Bari il lavoro non è preso seriamente, esiste la siesta al sud. 
Ora, premesso che si chiama controra e non siesta, vuoi mettere lavorare di fronte ai palazzi della SIP con girare sul vespone a salutare amici, fare miscela a Sant’Antonio, mangiare il panzerotto al cofano (o in sella), cercare di ordinare un panino da Pagano senza ridere alle 4 di mattina se lo si preferisce al cornetto di Fittipaldi (ma quello sotto i portici), andare a Freak Beach a piantare la bandiera dei pirati con i Rhomanife, fermarsi a fare due chiacchiere con i ragazzi senegalesi a piazza Umberto o in Ateneo a prendere il caffè?

Com’è che si chiamava la fatica?
E perché?

Benvenuti a Bari, peace love and unaperonighiacciaaaat'.

***

BUDGET DI SPESA DI UN TIPICO WEEKEND
circa 15-20 euro al giorno, vitto incluso, alloggio escluso.
BUDGET DI SPESA DELLA TRE GIORNI DI NATALE
circa 50 euro al giorno, alcool incluso, alloggio inesistente.

ALLOGGIO CONSIGLIATO
Dormire a Bari è più semplice di quanto si possa immaginare: basta cercare il b&b che rispecchia le proprie necessità nella bellissima e profumatissima Barivecchia. Uno dei più famosi è la Uascezze http://www.bed-and-breakfast.it/it/puglia/bb-la-uascezze-bari/20109 ma tra i più belli e caratteristici il B&B dei Meravigli http://bebdeimeravigli.com/galleria/#all/1/grid e il B&B Santa Maria del Buon Consiglio, nella bellissima piazza omonima http://www.santamariadelbuonconsiglio.com
AirB&B offre molte sistemazioni per singoli o coppie, la migliori ovviamente sono nella città vecchia.

COME SPOSTARSI IN CITTÀ
Chiaramente in Vespa. Se, malauguratamente non possedete una Vespa o una Lambretta (cosa quasi impossibile se siete di queste parti). girare la città con i mezzi pubblici è possibile solo se si è carichi di pazienza e ingegno. Personalmente, la soluzione migliore è un'auto, se non altro per girare il maestoso hinterland da Polignano a Mare, a Trani, passando per le campagne gialle e le acque blu.

SITI UTILI
Dovrei scrivere il sito da visitare in caso si voglia sapere cosa fare la sera, o dove prendere un buon aperitivo o quali offerte ci sono in certi bar. Effettivamente però, non esiste un vero e proprio portale che rispecchia tutti i tipi e generi di eventi, ma quello che funziona a Bari è il vecchio e tradizionale passaparola. In ogni caso, per i diffidenti: http://www.baritoday.it e l'intramontabile e sempre un po' trash http://bari.nightguide.it
Il sito della Bari, galletto biancorosso protagonista delle belle (anche se a volte un po' sofferte) domeniche al San Nicola, stadio progettato dall'e-mica-cazzi architetto Renzo Piano: http://www.fcbari1908.club
Last but not least, solo per i veri amanti del patrimonio linguistico unico, della tradizione dialettale tramandata di padre in figlio, esattamente come nel caso dell'esimio Felice Giovine, il Centro Studi Baresi: http://www.centrostudibaresi.it

MY SOUNDTRACK

Tuppi B e le sue dita sui vinili: https://www.youtube.com/watch?v=MuZI83gX8oU

Le note scelte da Andrea Fiorito che risuonano alla Festa delle Farfalle:  :https://www.youtube.com/watch?v=T--AcG-HiXU

I B.U.M. uno dei più interessanti zumb' e frisk' projects: https://www.youtube.com/watch?v=SF-YdDeD-h0



Thanks to:
tutti voi, per aver letto, condiviso, 
sorriso o odiato ciò che ho scritto.



 

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