CORSICA WILD

"Son aspect respire la haine et la vengeance."
 
 

"Che ne pensi di andare in Corsica?"
"È nella mia bucket list. Quando?"
"Anche nella mia. Dopodomani?"


Questo viaggio inizia così, perciò tutto ciò che è stato vissuto e quindi scritto qui sotto è arrivato day by day, minuto per minuto, attraverso pagine di Lonely Planet, consigli di locali e altri viaggiatori e pochissimo Internet.



Piombino-Bastia
Ad occhio, con Lonely Planet alla mano e una sosta a Roma obbligatoria, l'itinerario alla scoperta della Corsica più giusto da seguire sembra quello da Bastia verso ovest e quindi sud, per poi risalire verso Porto Vecchio.
Così sia: traghetto Corsica Sardinia Elba Ferries Piombino-Bastia (9 Agosto 19:35-22:00), ritorno Porto Vecchio-Piombino (14 Agosto 15:00-21:30), due passeggeri abbronzati e ignari, una macchina carica di attrezzatura parziale da campeggio, equipaggiamento da mare, due borsoni di dubbia capienza e molta musica al costo di 265€.

Bastia-Patrimonio
Bastia by night, franco-mediterranea, barocca ma popolare, spiega da subito la peculiarità delle città corse: generalmente su due livelli, in basso la zona portuense e in alto la cittadella alla quale accedere solitamente da lunghe scalinate in pietra. Questa città appare molto varia, per nulla chic e altezzosa si descrive come mediterranea ma parigina, porto di mare ma sofisticata nella cura del suo tesoro architettonico e culturale.
Arrivando tardi la prima sera, decidiamo di prenotare su booking.com un bed and breakfast di un privato per SOLI 95€ (alloggio e colazione) in zona Patrimonio, precisamente nel Résidence Aghianella, 18km da Bastia e 5 da Saint-Florent, iniziando così la prima tappa verso ovest e saltando il Cap Corse (si rivelerà la scelta giusta solo alla notizia di un grave incendio tra Ogliastro e Pietracorbara negli imminenti giorni successivi) e rimandando così l'inizio dell'operazione "campeggio dove capita e/o dove ci vogliamo/dobbiamo fermare".
Prendiamo quindi del cibo vietnamita da asporto e iniziamo a testare le strade corse di sera, per essere sicuri che le raccomandazioni fatte dalla Lonely Planet e da altri viaggiatori circa la sicurezza sulle strade siano veritiere. Mentre percorriamo l'inizio della D81, dall'alto di un promontorio, la bella Bastia si rivela essere vasta e maestosa. 
Un dubbio permane nella mia testa da linguista: Bastìa o Bastià?

Patrimonio-Calvi
A parte la T10 (Da Porto Vecchio all'aeroporto di Bastia), le strade in Corsica sono abbastanza tortuose. La presenza di bestiame in alcuni tratti, di turisti poco abituati a guidare in queste condizioni, i magnifici scorci che sbucano tra le montagne viste e attraversate per interminabili minuti non aiutano a ridurre i rischi alla guida. Questo primo tratto dura all'incirca un'ora e quarantacinque minuti, attraversa l'Île-Rousse, una cittadina di tremila abitanti, piccole vie, piazze amene e il lungomare che divide la spiaggia di sabbia bianca dalla terra di granito rosso e termina a Calvi, località turistica più francese che corsa, che si dipana dal porto alla cittadella in stile chic e modaiolo.
Calvi-Porto
La vera Corsica Wild inizia in questo tratto: 72 chilometri di curve lungo la D81 attraverso un magnifico parco naturale regionale. Viaggiare all'interno della maquis corsa è un vero spettacolo: lingue di terra verde, montagne di pietra, infinite e strette strade che abbracciano una quantità notevole di colline dai colori sempre uguali ma ogni volta unici, piccoli rifugi caserecci disseminati sulle strade adibiti a charcuteries per viaggiatori (su questo tratto: poco prima di Bocca à Croce, una charcuterie a conduzione familiare serve mix di salumi e formaggi locali freschi per circa 20€).
Poco prima di arrivare a Porto, una sosta obbligatoria sarebbe la Réserve Naturelle de Scandola, accessibile solo via mare, che, però, nel mio itinerario ha purtroppo perso in gara con le Calanques de Piana (pochi chilometri dopo Porto) dovendo scegliere a causa del poco tempo disponibile (e anche del mal di mare). La strada che le penetra è orlata di pietre erose da acqua e vento e plasmate in ogni forma possibile (ad esempio a cuore o a testa di cane) che si gettano a picco nel mare. Al tramonto, questo surreale paesaggio si tinge di rosso, ma io credo che ad ogni ora del giorno esprima sensazioni uniche, soprattutto se ci si cammina, arrampicandosi, quasi scalandole per scoprirne ogni dettaglio.
Volendo comunque farsi un tuffo nel Golfo di Piana, le due spiagge, quella di Gradella e quella di Caspiu spiegano perfettamente lo stile balneare corso: larghe distese di sabbia bianca, mare limpido ma mosso, onde moderatamente alte per sport acquatici più o meno estremi, vento fresco e sole caldo, presenza di campi da beach tennis e beach volley, bar e ristoranti per locali e per turisti.
Il clima, perfetto per una fuga da un Agosto insolitamente torrido e afoso in Italia, ci invoglia a campeggiare (in realtà anche lo sproporzionato costo degli alloggi in tutta l'isola), perciò ci stabiliamo nell'attrezzatissimo Camping Sole e Vista (una tenda, due ospiti e un'auto costano 35https://www.tripadvisor.it/Hotel_Review-g1080023-d3382721-Reviews-Sole_e_Vista_Camping-Porto_Ota_Corse_du_Sud_Corsica.html), nella parte alta di Porto, ad una ventina di minuti a piedi dalla marina, stupenda al tramonto.
Porto è la marina di Ota, un borgo montano tra le rocce adiacenti ed è un piccolissimo porticciolo ai piedi di una torre genovese, in posizione perfetta per le escursioni in zona. Nella marina decidiamo di cenare al Soleil Couchant (https://www.tripadvisor.it/Restaurant_Review-g1945946-d3346280-Reviews-Le_Soleil_Couchant-Ota_Corse_du_Sud_Corsica.html), il ristorante all'estrema sinistra del porticciolo stesso che per 22,50€ offre un menu con antipasto, piatto unico di pesce o carne e dessert. Qui impariamo due cose fondamentali che ci ricorderemo ogni qualvolta ci siederemo nelle varie osterie o ristoranti: A. il menu ha sempre lo stesso meccanismo e quasi sempre lo stesso costo in tutte le città visitate, B. due birre, una bottiglia di acqua, due amari e un caffè a volte possono costare più o meno quanto il menu stesso, meglio chiedere una caraffe di acqua e rinunciare agli extra.  

Porto-Ajaccio
Continuando a percorrere la bellissima D81, si attraversano Cargèse, Sagone e Tiuccia, tre borghi greco-romani, ormai tipicamente corsi. Tra Cargèse e Sagone una breve sosta la merita la Plage du Péro nel Golfo di Sagone, alla quale accedere attraverso un'impervia ma breve strada strerrata.
Tip: se si ha del tempo libero, da Tiuccia, precisamente dal bivio della D4 all'altezza Maison du Miel parte una strada tortuosa lungo le gole del fiume Liamone che porta al paese abbandonato di Muna, situato sulla parete rocciosa di un monte, e al quale accedere solo lasciando la macchina fuori dal paese stesso e percorrendo uno stretto sentiero in salita per qualche minuto.
Qualche altro tornante inquietante e in un'oretta si arriva ad Ajaccio, la primadonna delle città corse, fiera e consapevole dei suoi tesori e della sua storia, che comunque conserva la tranquillità che contraddistingue la parte centro-settentrionale dell'isola.

Ajaccio pare essere meta di ogni tipo di turista dal momento che non riusciamo a trovare nè un hotel nè un bed and breakfast sotto i 150€ a notte in tutta la città, ma il campeggio dove ci sistemiamo ci ripaga con una piscine magnifica che mi rende più felice di una stanza in albergo 5 stelle: Camping U Prunelli, 33,50€ a notte, situato poco fuori la città (https://www.tripadvisor.it/Hotel_Review-g196483-d1119487-Reviews-Camping_U_Prunelli-Porticcio_Corse_du_Sud_Corsica.html).
Ajaccio si estende lungo un tratto di mare che sembra infinito, quasi simile ad un oceano. Le spiagge in questo tratto di Corsica hanno lo stesso disegno di quelle sull'Oceano Atlantico, le uniche differenze sono la temperatura dell'acqua del mare, fortunatamente più calda, e a volte il colore dell'acqua, meno violaceo. Il tempo è perfetto per mangiare e bere all'esterno nella bellissima e vivacissima città vecchia, ci si siede e si ordina una pizza à emporter o delle tapas in un bar con musica dal vivo o del pesce fresco in porzioni da 10 o 20 persone, si passeggia lungo il Quai Napoléon con le sue bancarelle, i tavoli dei ristoranti all'aperto e le centinaia di turisti, si esplora la cittadella, la cattedrale, o qualche luogo toccato da Napoleone Bonaparte. 
Personalmente, il vivo carattere di Ajaccio l'ho visto nell'improvvisa parata di artisti che è sbucata da un'improbabile viuzza del centro storico per raccogliere gente a seguito che ballasse a ritmo dei propri tamburi ed arrivare fino a Place Floch: un'esplosione di musica, arti (mangiafuoco, trampolieri) e spettacolo.

Ajaccio-Bonifacio
Il Sud, questo magnifico punto cardinale che a me mette sempre un senso di casa, di sicurezza, di calore. Sono impaziente di andarci. Lasciamo Ajaccio e ci dirigiamo verso Bonifacio ma veniamo rapiti da due delle località più incredibili dell'intera isola: Plage de Portigliolo e Sartène.
Subito dopo Propriano, la Lonely Planet suggerisce di non perdere il Golfe de Valinco e la spiaggia di Portigliolo nonostante si debba effettuare una deviazione se si viaggia in direzione Bonifacio. La fede che ho da anni in questa guida turistica più volte accusata di pressapochismo non è neanche lontanamente paragonabile a quella calcistica o a quella religiosa: questa la salva davvero l'anima.
La Plage de Portigliolo è la più vasta, chiara, divertente di quelle precendenti. Una distesa di sabbia bianca di quattro chilometri con vista sul golfo selvaggio di Valinco, frequentata da locali, poche famiglie, molti giovani, tantissimi sportivi e tutti cordialissimi. Una bella sorpresa, così come la successiva località: Sartène, "la più corsa delle città corse" apparentemente austera ma di animo cordiale ed estremamente naturale. Nonostante l'affluire di turisti incuriositi dalle piccole stradine in pietra che si diramano su e giù per il paese, i bambini locali giocano per strada senza scarpe e si respira un'aria così tanto tradizionale da sentirsi ospiti attenti a non rovinare nulla di prezioso.
A Sartène ho capito che un sorriso può nascondere dei pensieri molto colorati e vari. Devo ricordarmi di prendere ogni sorriso, stringerlo forte al mio petto, custodirlo fino a che non si schiuderà per rivelare la sua vera sorgente di felicità.
Lasciamo Sartène per entrare nell'estremo Sud, attraverso la T40, una lunga strada a tornanti delimitato dal litorale incontaminato delle Bocche di Bonifacio. Tutto cambia lentamente in questa tappa, la vegetazione si fa meno fitta e violenta, la maquis del sud è molto più mediterranea, la luce appare più calda, le acque magnificamente calme e cristalline.
E Bonifacio nè è la signora: seduta su fiordi di scogliere bianche erose dal vento e dall'acqua, divisa tra l'imponente cittadella e la ricca marina, che si affaccia sulle vicinissime coste sarde.
Passeggiando lungo la marina ci si rende subito conto dell'alto tenore di vita dei frequentatori tipici della zona, che appare essere simile alle più rinomate località turistiche della Gallura. La lunga fila di ristoranti e bar lungo il mare terminano all'inizio dell'Avenue Charles de Gaulle, una strada pedonale in stile parigino che porta su alla Cittadelle e a metà della quale non si può non fermarsi per ammirare lo spettacolo delle bocche: fiordi bianchi sui quali camminare sulla sinistra, una vecchia città fortificata sulla destra e le luci del tramonto sul mare davanti a sé. 
Da qui, alla cittadella si accede tramite la Porte de Gênes e immediatamente si viene travolti dalla forte attività commerciale dell'area: negozi, ristoranti, bar e pub sono così ammassati da non capire a volte dove finisce uno ed inizia l'altro. La cena alla Cantina Doria (https://www.tripadvisor.it/Restaurant_Review-g612416-d947942-Reviews-Cantina_Doria-Bonifacio_Corse_du_Sud_Corsica.html) è forse il miglior pasto della vacanza: questa cantina in stile bodegas ha un carattere speciale che riconosciamo fin da subito. Tutto appare molto di casa, familiare, genuino. Il servizio è perfetto, i piatti abbondanti e l'atmosfera quasi magica. Il menu di 21€ prevede un antipasto (ottima la zuppa corsa), un primo piatto di pesce o carne e un dessert al quale abbiamo aggiunto un piatto di cannelloni al brocciu (formaggio tipico corso) per 14€ di dimensioni abnormi, tanto da faticare a finirlo in due.
Alle porte di Bonifacio il Campeggio Cavallo Morto ci lascia un po' delusi per la mancata organizzazione pratica dei posti tenda, ma tutto sommato, per 26,80€ anche qui non manca nulla di essenziale (https://www.tripadvisor.it/Hotel_Review-g612416-d3475096-Reviews-Camping_Cavallo_Morto-Bonifacio_Corse_du_Sud_Corsica.html). 

Bonifacio-Porto Vecchio
Queste due località sono unite da un (finalmente!) rettilineo di strada anti-emetica di meno di trenta chilometri che nasconde alcune delle spiagge più belle dell'intera isola.
L'immenso patrimonio naturale delle bocche di Bonifacio e dell'arcipelago dei Lavezzi unito ad un clima più mite e caldo, rende questo pezzo di costa unico e per questo molto noto. Per la prima volta incontriamo il turismo di massa in Corsica, ci troviamo imbottigliati nel traffico di macchine targate I, paghiamo il parcheggio custodito, non troviamo spazio per il telo da mare sulle spiagge. 
Quello che però vale il viaggio è il Golfe de Santa Manza, caratterizzato da spiagge a volte deserte d'acqua cristallina. Un vicino di tenda ci spiega che questa tappa è la più battuta a livello turistico ma che lui può svelarci una spiaggia segreta alla quale accedere attraverso "la strada di fronte il campeggio Di Liccia". Quello che non ci dice è che la strada diventa immediatamente sterrata ed impervia, e si dirama in ulteriori stradine e sentieri (hotel di lusso e abitazioni private), che si salta sugli ammortizzatori per una buona mezz'ora ma che lo spettacolo finale è mozzafiato. Sabbia rosea, scogli di probabile quarzo, acqua cristallina e fresca, una caletta che dà accesso al Golfo ma che resta racchiusa tra scogliere di maquis che si tuffano nel mare pieno di ricci, orate e altri pesci a me indistinguibili. Il vero paradiso terrestre: il 14 Agosto questa spiaggia è completamente deserta, nonostante ci sia una costruzione rudimentale in stile accampamento hippy semi-abitato o semi-disabitato di dubbia natura.
Sfortunatamente, le restanti spiagge nel tratto di costa che va da qui a Porto Vecchio non saranno così idilliache: la famosa Plage de Rondinara, un'insenatura racchiusa tra due promontori di maquis, è affollata di turisti; il mare è stupendo ma l'orizzonte è castrato dagli alberi degli yachts e dei catamarani attraccati nella baia.
Nettamente peggiore è Plage de Santa Giulia, sembra di essere a Gallipoli: la quantità di gente che ha invaso questa baia è spaventosa, non c'è posto per sedersi al sole, l'acqua è ovviamente inquinata dalle decine di barche ormeggiate, dai mezzi per sport acquatici e dagli immancabili gommoncini che accompagnano i vacanzieri da barca dalle loro case-vacanza naviganti alla spiaggia.
A questo punto non resta che visitare Plage de Palombaggia al tramonto, avendo compreso il tipo di zona balneare nella quale ci troviamo. Questa spiaggia lunga tre chilometri e orlata di pini si affaccia sulla riserva naturale des Îles Cerbicale ed è sicuramente il posto perfetto dove sorseggiare un Mojito all'ora del té.
Sulla strada da Palombaggia a Porto Vecchio, la scelta di caricare una coppia di autostoppisti francesi mi fa pensare che: come ovvio, viaggiare non significa solamente tracciare un itinerario preciso e percorrerlo accuratamente per soddisfare le proprie aspettative, ma vuol dire anche non avere un itinerario preciso, nè delle aspettative da soddisfare. Viaggiare è il viaggio stesso: è a volte la partenza, lo start, il coraggio di andare altrove, altre volte è l'ultimo chilometro verso la meta prestabilita, quello in cui il senso del viaggio stesso prende forma. In certi altri casi, non è un vero movimento all'esterno: inizia partendo geograficamente da un luogo di residenza per, in realtà, attraversare i percorsi impervi del nostro più intimo essere, esplorando e scoprendo qualcosa che stiamo vivendo in quel preciso istante, di cui non avevamo idea prima.
Che sia un luogo stranamente presente nella bucket list di due menti connesse, un'indefinibile relazione o un'infiammazione del colon, quello che ci accade dentro ogni giorno è un singolo viaggio.
Porto Vecchio, la Saint-Tropez corsa, si schiude pian piano, quasi fosse un viaggio indietro nel tempo dai periferici centri commerciali e costruzioni di edilizia moderna all'affascinante cuore di pietra.
Anche il carattere della cittadella, appare un pò bipolare: ristoranti chichissimi con ospiti bellissimi vestiti in abiti bianchissimi e mocassini o tacchi altissimi e gioiellerie per altolocati si mescolano a negozietti di souvenir e osterie caserecce. Il ristorante U Borgu (https://www.tripadvisor.it/Restaurant_Review-g196484-d1333921-Reviews-U_Borgu-Porto_Vecchio_Corse_du_Sud_Corsica.html) sembra essere un ottimo compromesso tra cheap e chic: il solito menu di antipasto, portata principale e dessert per 22€ comprende stavolta una magnifica vista sulla marina e sul panorama silenzioso lontano dalla vita che si consuma per strada.

Al ritorno, sperduta nel tratto di mare Porto Vecchio-Piombino medito circa l'ospitalità ricevuta in Corsica. I corsi sono abbastanza diversi dai francesi continentali, sono meno insulari dei sardi e più a modo degli italiani. Sono un bellissimo misto di popoli che per centinaia di anni si sono appropriati della loro terra e che hanno fatto crescere nei loro animi un forte senso di vendetta ed indipendenza. Il loro simbolo, una testa di moro (un saraceno) con la benda sollevata sulla fronte e gli occhi scoperti è proprio l'espressione della perseveranza che i corsi hanno nel lottare per la libertà della loro terra, senza mai  dimenticare gli acerrimi nemici e ricordando sempre la sconfitta degli oppressori.




 

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