CARAIBI - BARBADOS, GRENADA, ST. VINCENT, GRENADINES

Volo last minute British Airways dalla piovosissima Londra ai 38 gradi di Barbados. Nessun programma, nessun biglietto di ritorno, nessuna guida turistica.

Barbados è UNA SOLA isola, quindi non si dice "LE Barbados", non è un arcipelago e non ha un nome collettivo né in inglese, né in italiano.
Il viaggio in taxi dall'aeroporto a ovunque altro è un'esplosione di colori e natura. Poi si arriva in Commonwealth ed ecco alberghi e boutique. Nonostante si sia dichiarata indipendente dal Regno Unito nel 1966, la presenza coloniale è ancora forte dal punto di vista visivo in quanto ha lasciato un segno che caratterizza tutta l'isola, rendendola unica.
Data la mia propensione per il sud, la mia base è stata una chattel house ad Oistins, dalla quale, con un'automobile bianca e piccolina ho girato l'isola. 

Le chattel houses sono ciò che meglio spiega come la colonizzazione inglese abbia creato una netta distinzione tra bianchi e neri, ponendo al livello superiore il colonizzatore e la sua casa coloniale e confinando la popolazione locale in piccole dimore mobili in legno. Barbados è stato il primo paese al mondo ad abolire la schiavitù e tutt'oggi la popolazione locale si lamenta della presenza bianca sulla loro isola. Il colonizzatore acquistava o si dichiarava padrone di un pezzo di terra, "assumeva" degli schiavi (rigorosamente africani, in quanto gli Arawak si erano estinti) per far loro costruire la propria casa, dando a questi uomini e alle loro famiglie la possibilità di costruirsi una piccola casa in legno, rialzata da terra e poggiata su dei mattoni, nella quale avrebbero vissuto fino alla fine dei lavori. Una volta terminati i lavori, alcuni schiavi divenivano parte della servitù, ed altri venduti. La chattel house veniva allora smontata o spostata in un altro appezzamento terriero dove costruire una nuova villa coloniale. Oggi, queste dimore sono presenti su tutta l'isola e sono state ampliate e modificate per facilitare la vita degli abitanti; solo i più ricchi, abitano in appartamenti in città o ville. 
Il gap tra ricchezza coloniale e semplicità locale è a dir poco imbarazzante ma allo stesso tempo affascinante: sulla costa occidentale, grandi resort internazionali sorgono su spiagge magnifiche, interrompendo con ombrelloni e tavolini pieni di flutes di champagne la vista di pescatori, ragazzini che giocano a beach soccer e lunghissime distese di sabbia bianca bagnata dall'acqua trasparente. La parte orientale dell'isola è caratterizzata, invece, da alte scogliere e dalle condizioni oceaniche perfette per surfisti e amanti di sport estremi, per questo è più difficile trovare turisti pronti ad abbronzarsi o a trovare un pimp con il quale passare una vacanza sessuale. 
All'interno dell'isola, una gigante foresta ospita flora e fauna uniche al mondo: baobab (portati dalla Guinea africana a partire dal 1738), giardini botanici, animali selvaggi africani e caraibici sparsi su colline alte quanto basta per ammirare il panorama interno e quello costiero. Sulle coste, la presenza di tartarughe marine protette che nidificano sulla spiaggia ha comportato la creazione di due parchi marini, di vari divieti imposti dal governo (es. divieto di accesso in alcune zone) e di svariate iniziative per salvaguardare la barriera corallina che protegge la costa orientale. Il panorama dalla Cherry Tree Hill, ad esempio, è un must da non perdere assolutamente. L'isola è molto verde e, dato il suo clima perfetto, ha sviluppato una vasta coltivazione di canne da zucchero e quindi di rum, prodotto qui da quasi quattrocento anni. Una visita al Mount Gay Rum visitors centre di Bridgetown è il modo migliore per capire la storia di questo rum antichissimo prodotto in questa distilleria e per assaggiare i diversi tipi di rum aromatico. Un consiglio: non andarci di mattina, il caldo caraibico e i buonissimi sei bicchierini di rum offerto gratuitamente dal gentilissimo staff non sono una buona accoppiata.
La gentilezza non è la caratteristica migliore dei Bajan, a mio avviso, la loro felicità, comune a quella di altri isolani caraibici, è ciò che li rende assolutamente ammalianti. È facilissimo intrattenere conversazioni con gente locale incontrata a caso per strada o in un bar, restare a parlare con un artista locale del suo magnifico pezzo artigianale di arte caraibica, o chiedere ad un ragazzino sul bus come si chiama il cantante della canzone che sta passando in radio. È facilissimo se si non si è turisti in Rolex e mocassini, i Bajan non amano certamente avere a che fare con chi ricorda loro gli antichi coloni e io ci ho impiegato un po' prima di capire che gli insulti sessisti/razzisti rivolti anche a me non fossero nulla di personale… 
Persino il loro stesso nome deriva da una valutazione negativa dei bianchi nei loro confronti: si pensa che "bajan" derivi da come i coloni si prendessero gioco dei locali chiamandoli Bar-Bajans. 
Tapas Restaurant
Nonostante le tante vicissitudini storico-sociali, la vita sull'isola si svolge nella totale tranquillità diurna e festa notturna: gli orari di apertura e chiusura delle attività private e non turistiche non esistono e la vita notturna dura fino all'alba ogni giorno della settimana. Se scoppia un temporale, ci si toglie le scarpe e si continua tranquillamente a fare ciò che si stava facendo, in caso di uragano ci si rifugia dal vicino o sotto la chattel house, se non si ha voglia di fare qualcosa, non la si fa e basta.
A mio avviso, il miglior ristorante dell'isola è il Tapas: il proprietario, Alfredo, ha viaggiato molto e ha combinato specialità italiane e locali in un bellissimo ed elegante ristorante sul mare ad Hastings, Christ Church, nel sud-ovest dell'isola: https://www.facebook.com/TapasBarbados

Da Barbados, Grenada è facilmente raggiungibile in nave o in aereo, chiaramente con la differenza di un centinaio di euro e di due ore tra il primo e il secondo mezzo di trasporto. 
Grenada, una piccola isola del Commonwealth verde e rigogliosa, naturale e tropicale è anche chiamata "Island of Spice" per l'abbondante produzione di noce moscata e di macis, caratteristica che la rende quasi completamente protetta e intatta. 
Grand Étang Lake
L'influenza francese e africana è forte sia nel patois parlato dai locali che nell'architettura, quella inglese si nota nello sport caraibico per eccellenza, il cricket, ma così come anche a Barbados e in altre isole caraibiche, la soca, il calypso e il reggae creano un'identità musicale e sociale unica, le spezie e il pesce fresco sono alla base dei piatti tradizionali e l'atmosfera popolare fatta di racconti, leggende e storie contribuisce alla peculiarità di quest'isola popolata da sole cento dieci mila anime. 
Il turismo è concentrato nel sud-ovest dell'isola, vicino l'aeroporto e la capitale Saint George. Personalmente, Grenada mi ha lasciata a bocca aperta per la visita al Grand Étang National Park & Forest Reserve, una foresta pluviale situata sulla montagna all'interno dell'isola, il quale punto focale è certamente la cascata nel Grand Étang Lake. La foresta è popolata da rane, lucertole, scimmie (tra cui la Mono monkey), volatili, opossum, manguste e armadilli, palme, sempreverdi, piante indigene e fiori tropicali. É semplicissimo trovare una guida che segua i turisti all'interno della foresta, non serve prenotare una gita in anticipo, i locali sono affidabili e disponibili. 

Attraversando alcune isole famose per essere state acquistate da cantanti di fama internazionale (Mick Jagger e David Bowie) o per essere diventate isole-resorts (Palm Island) o per essere state affittate per girare film (I Pirati dei Caraibi) ho deciso di fermarmi a Carriacou, detta "Land of Reefs", per la naturalezza delle sue spiagge bianche e per la sconvolgente trasparenza del mare protetto dalla barriera tutt'attorno.
Carriacou fa parte di quel gruppo di Grenadine appartenenti a Grenada: piccole isole, talvolta deserte che collegano Grenada a Saint Vincent (alla quale appartengono altre Grenadine).  
Da Carriacou a Union Island cambia solo la noiosa trafila che io ho dovuto superare alla dogana per ottenere il visto d'entrata. Come sulle altre isole, il governo richiede che venga dichiarato il motivo d'entrata nel paese, la durata del soggiorno, una prenotazione in albergo e la data esatta di uscita dal paese: grandi dubbi, sia io che il doganiere ponevamo a me stessa le stesse identiche domande. 
Risolto ciò, Union Island mi ha regalato ricordi indimenticabili per la sua popolazione: un abitante dell'isola si è offerto volontario nell'accompagnarmi sul suo jet 4-posti di dubbia qualità per sconsigliare mezzi di trasporto turistici e proseguire da Union Island a St. Vincent di isola in isola. Altri mi hanno offerto di giocare a carte con loro, di provare le specialità del luogo con loro, di raccontarmi storie di rastafarianesimo e di vita privata. Tutto senza che io chiedessi nulla, né prima, né dopo. 
Nella Lambi's Guesthouse (a 10$ a notte) sulla strada principale di Clifton mi è stato consigliato di andare ad Happy Island e chiedere di Janti, il suo proprietario. Ho scoperto che Happy Island è un isolotto artificiale costruito a meno nel porto di Clifton da tale Janti che l'ha costruito con scarti trovati nel porto, e ci ha installato un bar e la sua dimora. Un video trovato su YouTube dà l'idea della sua opera e di Janti: https://www.youtube.com/watch?v=7Cx7m6poick
La gente di Union Island è amichevole, disarmante: un abitante dell'isola si è offerto volontario nell'accompagnarmi sul suo jet 4-posti di dubbia qualità, sconsigliandomi altri mezzi di trasporto turistici e suggerendomi di proseguire da Union Island a Bequia per poi arrivare a St. Vincent di isola in isola. Altri mi hanno offerto di giocare a carte con loro, di provare le specialità del luogo con loro, di raccontarmi storie di rastafarianesimo e di vita privata. Tutto senza che io chiedessi nulla, né prima, né dopo. 

Di Bequia personalmente non ho ricordi: durante l'ultimo giorno passato a Union Island e un pranzo organizzato su una spiaggia, abbiamo trascorso il tempo a cacciar via dei piccoli insetti che pungendoci, lasciavano solo un piccolo puntino rosso che non dava alcun prurito. Dopo circa 8 ore, tali rossori diventavano bolle di zanzara, facendomi capire che erano zanzare e non semplici insetti volanti e accorgendomi che ne avevo le gambe piene (più di cento su ogni gamba). Il mattino dopo, perciò, il mio corpo era pieno di liquido urticante ed ero strafatta di liquido urticante e anti-coagulante che mi ha dato la stessa sensazione di alta ubriachezza. L'ho comunque curata con uno sciroppo, credo.
E suppongo che Bequia fosse magnifica.
Per una notte eco-fiendly e apparentemente hippy ma in verità di moda, dicono sia interessante visitare Moonhole, una comunità privata fondata negli anni Sessanta come Moonhole Limited Company che offre strutture eco-friendly e si occupa di proteggere flora e fauna della zona occidentale di Bequia.

Uno dei detti più popolari delle Grenadine è SAIL FAST, LIVE SLOW e il vero significato lo si capisce quando si prende una barchetta guidata da un pazzo locale, che, abituato a navigare ogni giorno, sembra che sfidi quasi la barriera del suono per raggiungere un'altra isola.
All'arrivo a Kingstown capitale di St. Vincent, il clima è ovviamente differente da quello trovato sulle Grenadine: è una città orientata al turismo e al commercio, quindi abbastanza frenetica e ricca, entro i limiti della lentezza della vita caraibica! È bene, quindi, affittare un'auto per scoprire le bellezze dell'isola: le Dark View Falls, sulla costa nord occidentale, circondate da piantagioni di quella che chiamano "la banana del XX secolo" (sottolineando come, se in passato le infinite piantagioni di banane fruttassero la maggior parte dell'introito commerciale del governo, oggi le piantagioni di marijuana le hanno quasi completamente sostituite), Walillabou Beach e Mt. Wynne Beach, due delle spiagge più belle dell'isola e i numerosi punti dove fare diving e snorkeling.

Durante il mio non molto lungo viaggio, ho letto per la prima volta due diverse guide turistiche trovate a casa di un residente, la Routard e la Lonely Planet. Per quanto nessuna delle due fosse orientata sul tipo di viaggio da me preferito, la Guide Routard è innanzitutto, a mio avviso, visivamente noiosa e poco stimolante e inoltre non offre la stessa varietà di informazioni contenute nella Lonely Planet. Ora: la consultazione di una guida turistica ha diverse motivazioni soggettive, c'è chi la consulta per ottenere informazioni generali, chi per sapere dove dormire o dove mangiare, ecc. 
Io continuo a sostenere che la Lonely Planet mi abbia salvato la vita ai Caraibi: non avendo uno smartphone e quindi non potendo cercare su Internet mappe o altre informazioni, questa guida mi ha portato nei posti giusti, mi ha consigliato cosa fare in caso di pericolo e sconsigliato altro.

Data la mia esperienza negativa con le zanzare dalle bolle ritardatarie, il mio consiglio è quello di prendere delle precauzioni prima del viaggio. Nonostante il vaccino contro la dengue non sia obbligatorio (http://www.salute.gov.it/malattieInfettive/documenti/Dengue.pdf), in caso di vagabondaggio e non di vacanza tutto pareo, crema solare e latte di cocco, è consigliabile farla. Io, stupidamente non l'ho fatta ma avevo un'assicurazione viaggio e salute, sottoscritta appunto prima di partire con la Europ Assistance.


 

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