Passaporto alla mano, biglietto stampato, zaino in spalla e l'inseparabile Lonely Planet in borsa.
L'entrata in Marocco è stato come prima di entrare in mare: togli tutto, via anche la pelle se potessi, per tuffarti e sentire sulla pelle quella sensazione ogni volta nuova, che un po' ti rigenera, ti cura, ti abbraccia e resta con te, sotto pelle.
Considerazioni pre-partenza:
La decisione di compiere un viaggio on the road in Marocco è stata presa per avere la possibilità di visitare più luoghi, ovvero le città imperiali: Marrakech, Rabat, Meknès e Fès. Ovviamente, non ci siamo affidati ad un'agenzia di viaggi, ma ho spulciato per bene il grande Internet per collezionare una serie infinita di feedback, consigli e suggerimenti. Una volta raccolto una grande quantità di informazioni, sono inciampata nell'errore (che credevo di aver perso stando all'estero, ma che quando si torna in Italia si riattacca alla pelle come una pulce) di pensare che "là non sarà come qua, meglio non fidarsi". E non mi sono fidata, ho prenotato un albergo quasi di fronte l'aeroporto, perché non volevo affidarmi ad un taxi che sarebbe dovuto entrare nella medina di Fès alle 6 di mattina. Errore #1: un albergo. Errore #2: non ci sarebbero stati taxi affidabili.
La scelta della sistemazione, è stata invece qualcosa di imprescindibile, dormire in un hotel nella città nuova e non nei riad della medina non sarebbe stato interessante: volevo proprio tuffarmi con il boccaglio e le pinne e ustionarmi la pelle, mica stendermi su un lettino e spalmarmi la crema solare per fare foto del mare da lontano! Scelta saggissima, prezzi abbordabili e il solito hostelworld.com affidabile come sempre.
Partenza da Roma Ciampino alle 06.15 (qualcuno un giorno mi spiegherà come mai nella capitale italiana, città eterna, caput mundi non ci siano mezzi pubblici efficienti di notte) e arrivo alle 08.50 a Marrakech dove al banco informazioni mi dicono che non vale la pena prendere un taxi, c'è un bus che porta ala medina per 30 DH (dirham) e parte da appena fuori l'uscita degli arrivi sulla sinistra. In ogni caso il taxi costa 35dh a testa e c'è da aspettare per il prossimo bus, quindi decidiamo di pagare 5dh in più (0,5 centesimi di euro) ad un tassista, sperando che non ci rapisca, derubi, porti nel deserto e ci tagli la gola per poi inviare il video a Renzi e chiedergli di smetterla di fare la guerra ai piccioni di Piazza San Marco. Siamo pieni di fisse, proprio come due tipici italiani che vedono troppo la tv e credono a tutto quello che c'è scritto sui giornali. Io poi, che mi sono fidata sempre più degli sconosciuti che dei miei parenti, che mi è successo? Perché l'Italia mi ha fatta ri-diventare italiana? La corsa in taxi con Abdellah a finestrini aperti ci dà quella sensazione di mondo lontano, di deserto alle porte della città e di gente che fortunatamente resiste alle tentazioni del progresso invadente.
L'itinerario da seguire per scoprire Marrakech è abbastanza semplice sulla mappa, ma nella realtà le strade della medina sono intricate, a volte minuscole e comunque sempre piene di qualcosa da vedere, odorare, assaggiare, toccare. Il souq principale è un complicato labirinto di vie e stradine colme di negozi, bancarelle e muli caricati per trasportare ogni tipo di bene, qui i venditori danno sempre il buongiorno e invitano a volte un po' insistentemente i turisti ad entrare nei loro piccolissimi e coloratissimi negozi per assaggiare spezie, provare l'olio d'argan, assistere alla manifattura di un tappeto o provare un capo d'abbigliamento. Uscire dal souq per ritrovarsi davanti al Café de France in piazza Djemaa el-Fna è come prendere fiato per poi nuotare in apnea in piazza.
Piazza Djemaa el-Fna |
I colori del Marocco sono scanditi dal tramonto: prima, le città sembrano una tavolozza di milioni di colori, quelli delle spezie, degli abiti, delle insegne artigianali, degli oggetti esposti e dei passanti. Dopo il tramonto, l'unico colore illuminato dalle luci urbane è l'ocra, di tonalità variabile chiaro-scura, ma ocra ovunque, i palazzi e le strade sono perfettamente unite tra loro come fossero coperte da un grande lenzuolo velato di storia e cultura antichissime e ancora tradizionali. La piazza Djemaa el-Fna si riempie di gente, ristoranti all'aperto, artisti di strada che ripropongono da SEMPRE le autentiche danze e i riti popolari (per questo motivo, nel 2011 tale piazza è entrata nel Patrimonio UNESCO). Un ottimo ed economico ristorante in piazza è il Toubkal, ed è bellissimo salire sulla terrazza del Café Glacier al tramonto per vedere la piazza prendere vita, sorseggiando un tè alla menta per 30dh (di solito il costo varia dai 4 ai 12dh, ma qui si paga una vista mozzafiato).
Una delle costruzioni inaspettatamente affascinanti è stata la stazione dei treni di Marrakech, ora: le stazioni dei treni sono simili un po' ovunque, Termini si raggiunge da Piazza di Spagna seguendo la puzza di piscio, la stazione di Milano seguendo le orme fasciste, quella di Bari seguendo l'odore di panzerotti stipati nelle borse delle signore che viaggiano per andare a trovare i figli che stanno "alla via di sopra" (il nord Italia)...ma la stazione centrale di Marrakech sembra quasi un ulteriore monumento nord africano, in stile arabo, pulitissimo e silenzioso come una farmacia.
La pulizia, altra caratteristica essenziale: in tutte le medine visitate, per le strade percorse, nei luoghi pubblici attraversati c'è sempre qualcuno che pulisce, i pavimenti luccicano, ogni tanto si apre la porta di una casa e una signora getta l'acqua per strada perché sta facendo le pulizie, sui treni passano sempre degli inservienti con una busta dove gettare la spazzatura, ogni sera ci sono buste di immondizia fuori le porte e di notte la ritirano e puliscono le strade. Perfetto.
E anche la pulizia personale è molto importante, come in tutto il mondo arabo. Ci sono hammam ovunque, il costo di un hammam tradizionale è all'incirca 12dh, scrub e lavaggio, quelli turistici, invece, costano sui 300dh ed è aggiunto un lungo massaggio. Prima di entrare in un hammam, bisogna comprare il savon noir (sapone per lo scrub) e il guanto, per un totale di circa 30dh.
Kasbah, Rabat |
Il treno, puntuale e moderno per Rabat, ci impiega quasi cinque ore, fermandosi nel nulla semi-desertico per un'oretta, ma con l'aria condizionata sempre in funzione. All'arrivo a Rabat, scopriamo che in realtà il riad prenotato non è nella medina di Rabat, ma in quella di Salé, al di là del fiume Oued Bou Redgreg, una cittadina tranquilla che conserva tradizioni e cultura popolari molto più di Rabat. All'arrivo in stazione, un signore ci aiuta a capire dove fosse il riad, chiama la reception dal suo cellulare, si assicura della posizione dell'alloggio, ci rassicura che non è lontano e che in taxi ci metteremo circa dieci minuti e chiama un taxi dicendo all'autista di non farci pagare più di quanto dovuto, conquistandosi qualche bestemmia dal tassista e la nostra gratitudine più sincera. Con 10dh il taxi ci lascia all'entrata della medina di Salé, all'inizio abbastanza sconcertante, sembra un paesino di mare, con le casette basse e bianche, piena di ragazzini che scorrazzano all'uscita di scuola e di gente non abituata al turismo di massa. Con queste premesse, il riad cambia completamente la visione globale del luogo, un bellissimo e sontuoso riad gestito e arredato da un francese e da una ragazza marocchina gentilissima, che ha tutti i comfort e i servizi per essere considerato un riad di lusso. Riad Malinea (http://www.riad-marlinea.com) prenotato tramite hostelworld per circa 30€ a notte. Avendo poco tempo a disposizione, andiamo alla scoperta di Rabat, tralasciando la popolarissima Salé, dalla quale raggiungiamo la sponda di Rabat in barca, per soli 2dh in soli 2 minuti, per una distanza di si e no 200 metri tra le due sponde! Ciò che stupisce di Rabat è la sua magnifica Kasbah Les Oudaias (dal nome della prima popolazione berbera insediatasi qui fondando la Kasbah), che dalla porta d'entrata svela case imbiancate in calce e colorate di blu, in stile andaluso e berbero. La Kasbah è una costante sorpresa ad ogni angolo, coloratissima e vivacissima, un reticolato di strade che portano ad una grande terrazza sull'oceano, sull'infinito blu violaceo.
Salé-Rabat |
La medina di Rabat non colpisce particolarmente, se non altro perché a confronto con quella di Marrakech appare un po' meno interessante, ma è comunque divertente attraversarla per poi raggiungere la Tour Hassan, una torre alta 44mt monumento principale della città, circondata da resti di colonne che formavano originariamente una moschea distrutta in un terremoto, e il mausoleo di Mohammad V, una costruzione in marmo in tradizionale stile marocchino, decorata con mosaici e elementi decorativi intricati e colorati, nella quale è custodita la tomba dell'antico re.
Dalla torre si può prendere il tram per tornare a Salé o proseguire verso la Chellah (antica città romana e la necropoli), per il costo di 6dh e un viaggio in un tram che pare un treno ad alta velocità come neanche Italo potrebbe essere tra 10 anni. Il governo francese ha investito molto nelle infrastrutture marocchine, per lo meno in quelle principali delle grandi città turistiche. L'incontro tra ricco governo francese e rispettosi abitanti marocchini è stato il mix perfetto che ha reso tutto ciò abbordabile per locali e turisti ad un costo abbordabile e in uno stato igienico e strutturale senza paragoni.
Mausoleo di Mohammad V, Rabat |
La sera, sulla Marina di Salé dei piccoli ristoranti e bar offrono pasti e bevande tradizionali e occidentali molto buone, in particolare il Glacier, un ristorante gestito dal sig. Camel e da uno staff gentilissimo e professionale.
Dalla stazione di Rabat, il treno per Fès appare come un altro tuffo nell'antichità, lasciando alle spalle la città e dirigendosi lentamente, in circa 4 ore, a Meknès e Fès.
Un giorno, una persona speciale mi disse di lasciare sempre qualcosa in un luogo, così da avere una scusa per ritornarci. Così qui ho lasciato Meknès.
Fès, fastidiosamente turistica come credevo che fosse Agadir, è un gigantesco insieme di antiche storie e orgogliosi fassi (abitanti di Fès) racchiusi nella medina più grande del mondo, un dedalo di bazar, laboratori artigianali, gente, gente ovunque, gente seduta per terra, su un asino, stesi a riposare, in piedi a contrattare e turisti assaliti da bambini, donne che vogliono disegnare un tatuaggio all'henné sulle loro mani e uomini che danno indicazioni. È quindi vero che i turisti sono letteralmente presi d'assalto dai locali, ma sono principalmente gruppi di adulti francesotti o germanici con cappelli di paglia e un po' di puzza sotto il naso ad essere presi di mira per cercare di ottenere una bella mancia per un aiuto del tutto inutile. Qui, il Riad Anass Al Ouali (http://www.hostelworld.com/hosteldetails.php/Riad-Anass-Al-Ouali/Fez/65219) situato a due minuti dal Bab Bou Jeloud, la porta blu, è stata una saggia decisione in quanto perfettamente locato sulla Talaa Seghira (una delle due vie che porta dalla porta blu al cuore della medina) dalla quale raggiungere dei bellissimi punti di interesse.
Moschea e Università Karaiouine |
Innanzitutto, l'unica moschea visitabile dai non musulmani, nell'intero Marocco è proprio qui, tra Talaa Seghira e Talaa Kebira a circa 300 metri dalla porta blu, moschea e medersa Bou Inania. Proseguendo tra i souq e funduq (casa-magazzino maghrebina) e chiedendo aiuto ai commercianti sempre felici di aiutare i turisti, anche solo per un "Shukran!" ("Grazie!") si raggiunge Place an-Nejjarine, dove una fontana bellissima, e un museo fanno alzare i menti di tutti coloro i quali mettono piede nella piazzetta. Da qui, un altro souq e si sbuca quasi davanti l'elegante medersa el-Attarine, in una strada così piccola che è addirittura impossibile fotografare l'intero edificio. Due ragazzini sui nove o dieci anni, ci consigliano un thé à la menthe a Casa Africa, un piccolo bar sulla terrazza di una palazzina improbabile in una stradina nascosta dalla quale però ammirare in modo molto più tranquillo e quasi elitario la Moschea e Università Kairaouine, la seconda università più antica del mondo, dopo Al-Azhar al Cairo, circondata da alte e chiare mura, che cingono i vari edifici dai tetti verde smeraldo. Questa zona, centrale e complicata è un'emozione costante, tutti i sensi sono svegli allo stesso momento, è facilissimo camminare per strada e ascoltare il suono degli artigiani che battono l'ottone, toccare i tappeti e i manufatti in pelle artigianali, vedere mille colori ed essere sempre abbagliati dalla luce del sole caldo, e sentire i piacevoli odori della cucina berbera.
Concerie Chaouwara, Fès |
Personalmente, il tajine di pollo alle mandorle e limone è entrata nella mia TOP 5 dei migliori cibi mai assaggiati. Tajine, cous cous, pastella, insalate marocchine e frutta secca e fresca non sembrano mai gli stessi ovunque si mangi. Il tè alla menta, che chiude ogni pasto o divide i pasti principali è ovunque e ogni volta non è mai simile a quello precedente, ma sembra sempre più buono.
Ciò che un po' in effetti disturba il senso dell'odorato ma è un'estasi per la vista sono le concerie, in particolare quelle di Chaouwara, visibile dalle tante terrazze che la circondano, dalle quali risaltano subito i colori delle piccole vasche tonde e delle centinaia di pelli lasciate ad asciugare al sole.
Considerazioni del post-viaggio:
È facile innamorarsi del Marocco e dei marocchini. È tanto facile come avere dei pregiudizi che sono difficili da scacciare se non si va proprio lì, a casa loro. Tante volte, durante questa indimenticabile vacanza ho pensato "che bello, che gentile, che bravo". Mi ha stupito davvero tanto il calore di questa gente che da uno sguardo mi capiva perfettamente e non ho MAI avuto, anche solo per un attimo, paura di essere fregata o derubata o presa in giro. Credo che certamente i marocchini abbiano maturato un particolare rispetto per i viaggiatori e che li trattino sempre come ospiti benvenuti nella loro magnifica terra che, sicuramente non si può raccontare solo avendo visitato le città imperiali.